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Terreno

C’è un ritmo nel sottosuolo – ascolta.

Terreno freddo sotto il cocente sole Toscano: la vigna respira. La luna inspira, un canto sull’orizzonte. Tutto al proprio posto, mettendo radici. Espira: tutto è interconnesso. Il battito del tamburo della natura – un mormorio geologico. Dissolvendosi nel vino, nel silenzio.

Molti anni fa qui l’agricoltura era biodinamica per definizione. Il suolo veniva lavorava lentamente con un piccolo aratro, la coltrina, trascinato da una coppia di buoi. Nei terreni si coltivavano l’ulivo, il grano e l’orzo per gli uomini; civaglie, fieno e veccia per buoi, birri e conigli.

Galestro, calcite, argilla, sabbia, ferro e quarzo: San Giuseppe conta 12 diversi suoli che si dilatano a raggiera intorno alla cantina. È la ragione per cui un solo vitigno, il Sangiovese, si esprime in modo differente, i vini cambiano al variare del genius loci. La specificità dei terreni dà un carattere peculiare a ogni vigneto.

I nostri vini provengono da 9 vigneti che si estendono su 7 ettari

Carta dell'esposizione dei versanti

Vigna al Leccio
  • Superficie vigneto: 1,8 ha
  • Anno di impianto: 1998
  • Varietà: Sangiovese
  • Portinnesto: 420A
  • Sesto di impianto: 2,50 x 0,8
  • Tessitura: FL-FA
  • Quota media: 290
  • Pendenza: 5°
  • Esposizione: Sud​
Vigna Curva
  • Superficie vigneto: 1,6 ha
  • Anno di impianto: 1998
  • Varietà: Sangiovese
  • Portinnesto: 420A
  • Sesto di impianto: 2,5 x 0,8
  • Tessitura: F-FA
  • Quota media: 260
  • Pendenza: 7°
  • Esposizione: Sud​
Vigna al Sasso
  • Superficie vigneto: 0,4 ha
  • Anno di impianto: 1998
  • Varietà: Sangiovese
  • Portinnesto: 420A
  • Sesto di impianto: 2,5 x 0,8
  • Tessitura: FA
  • Quota media: 245
  • Pendenza: 8°
  • Esposizione: Sud​
Vigna Bassa
  • Superficie vigneto: 1 ha
  • Anno di impianto: 1998
  • Varietà: Sangiovese
  • Portinnesto: 1103P
  • Sesto di impianto: 2,5 x 0,8
  • Tessitura: SLA
  • Quota media: 225
  • Pendenza: 5°
  • Esposizione: Sud Ovest - Sud Sud Ovest
Vigna al Bosco
  • Superficie vigneto: 0,4 ha
  • Anno di impianto: 2003
  • Varietà: Sangiovese
  • Portinnesto: 1103P
  • Sesto di impianto: 2,5 x 0,8
  • Tessitura: FA
  • Quota media: 210
  • Pendenza: 4°
  • Esposizione: Sud
Vigna all’Ulivo
  • Superficie vigneto: 1,3 ha
  • Anno di impianto: 2003
  • Varietà: Sangiovese 9000, vitigni alloctoni 4000
  • Portinnesto: 1103P
  • Sesto di impianto: 2,4 x 0,8
  • Tessitura: AL-FA
  • Quota media: 230
  • Pendenza: 3°
  • Esposizione: Sud - Sud Ovest
Vigna San Giuseppe
  • Superficie vigneto: 0,70 ha
  • Anno di impianto: 1992
  • Varietà: Sangiovese
  • Portinnesto: 1103P
  • Sesto di impianto: 3,0 x 1,0
  • Tessitura: AL-FA
  • Quota media: 250
  • Pendenza: 7°
  • Esposizione: Sud - Sud Ovest
Vigna Tondino
  • Superficie vigneto: 0,21 ha
  • Anno di impianto: 2019
  • Varietà: Sangiovese
  • Portinnesto: 1103P
  • Sesto di impianto: 2,7 x 0,9
  • Tessitura: S-SL
  • Quota media: 270
  • Pendenza: 2°
  • Esposizione: Ovest
Vigna alla Quercia
  • Superficie vigneto: 0,75 ha
  • Anno di impianto: 2019
  • Varietà: Sangiovese
  • Portinnesto: 1103P
  • Sesto di impianto: 2,7 x 0,9
  • Tessitura: S-SL
  • Quota media: 275
  • Pendenza: 5°
  • Esposizione: Sud Est

Fattori climatici e geografici del territorio

Risultati fisici analitici in terreni a conduzione biodinamica

Il tratto che accomuna i terreni è l’origine fredda dei suoli. Un paradosso, vista l’esposizione a mezzogiorno e l’altitudine dei terreni a 350 metri sul livello del mare.

Rispettare la trasparenza tra terreni e vigna, è Il nostro impegno.

Manifesto delle diversità

Il sistema delle Denominazioni di Origine dei vini che per molti anni ha svolto un ruolo significativo per definire livelli accettabili di qualità e riconoscibilità, mostra già da qualche tempo debolezze preoccupanti.

I processi di globalizzazione stanno determinando grandi cambiamenti nelle abitudini di vita e nei gusti delle persone, anche in riferimento al rapporto con il vino.

Oggi, per il largo consumo, al centro dell’attenzione non si pongono più i valori della identità e della riconoscibilità, ma quelli della più ampia fruibilità, adatta a soddisfare le esigenze di grandi masse di consumatori orientate, semmai, dalle mode ciclicamente create e contraddette dai guru della comunicazione.

L’affannosa rincorsa degli umori del mercato si rivela, alla lunga, insostenibile.

In viticoltura il tempo scorre lento e nessuno può modificarlo per adattarlo alle supposte preferenze del cliente. Le mode sorgono e passano mentre la scelta di impiantare vitigni che le assecondino sarà sempre inadeguata alla velocità dei cambiamenti.

Tali insormontabili contraddizioni dimostrano l’assurdità dell’utilizzo delle leggi di mercato come unico orientamento in viticoltura ed enologia.

La viticoltura che si pretende di qualità, liberata dai condizionamenti del mercato, necessita, tuttavia di riferimenti forti che la rendano capace di farsi riconoscere e di affermarsi.

Il sistema delle denominazioni non garantisce tutto ciò perché non è in grado di definire attendibili criteri di qualità e riconoscibilità.

La zonazione tenta di definire quei criteri e quei valori che la denominazione, così come oggi concepita, non esprime. Criteri e valori legati alle diversità ed alle peculiarità della geologia, del suolo, del clima e dell’ambiente in generale, flora e fauna comprese.

Lo studio e l’approfondimento di queste diversità offrirebbe al viticoltore vero la grande occasione per delineare in modo chiaro il carattere e lo stile del prodotto scaturito dal proprio lavoro.

Il vino di terroir racconta il sentimento della propria identità, libera l’uomo dal disaggio della propria minorità autoinflitta che nasce dalla visione di una realtà appiattita ed indistinta.

Non appaia inappropriato il riferimento a Kant che scrive: «il costrutto universale, grazie alla sua immensa grandezza, indefinita diversità e bellezza, porta ad un muto stupore».

Desideriamo che l’amante colto del vino, rivolgendo attenzione e sentimento a questa complessità, possa avvicinarsi a quella nobile sensazione di stupore di cui parla Kant.

Noi, artefici dei nostri vini, siamo più che semplici produttori e venditori di qualche bottiglia. Siamo (vogliamo essere) quelli che contribuiscono a creare, coltivare e mantenere vivo questo paesaggio culturale.